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Ricercatori australiani sono riusciti a trasformare onde di luce in onde sonore per migliorare le prestazioni dei computer
Trasmettere dati alla velocità della luce? Sembra fantascienza, eppure alcuni scienziati australiani della University of Sidney sono riusciti per la prima volta a memorizzare informazioni in un microchip, attraverso i fotoni, le particelle di luce, e le onde sonore. Questa tecnologia sarà fondamentale per il futuro dell’informatica: ci permetterà di passare dai nostri computer elettronici a computer sempre più leggeri e veloci. Potenzialmente i computer che si basano sull’utilizzo dei fotoni possono infatti funzionare almeno 20 volte più velocemente di un computer normale, senza produrre calore.
La difficoltà maggiore riscontrata dai ricercatori, è attualmente trovare un modo affinché un microchip di un computer possa recuperare ed elaborare le informazioni memorizzate nei fotoni, un’impresa quasi impossibile, in quanto la luce viaggia troppo velocemente nei circuiti per leggere i dati. Secondo i ricercatori australiani una possibilità ci sarebbe: rallentare la luce e trasformarla in onde sonore. Ciò significa che i computer potrebbero avere molti vantaggi, come l’assenza del calore causato dalla resistenza degli elettroni e le interferenze dovute alle radiazioni elettromagnetiche. Ma perché questi computer possano essere vendibili sul mercato, i dati fotonici devono essere rallentati e resi accessibili. Per riuscirci, il team di ricercatori ha sviluppato un sistema di memoria che trasforma le onde sonore e quelle luminose su un microchip fotonico, quello che verrà utilizzando per i computer che si serviranno dei fotoni attraverso un sistema che lavora su un’ampia larghezza di banda.
Troppo veloci per essere veri? Confidiamo nell’avanzamento della tecnologia e attendiamo con ansia questi prototipi futuristici!

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