Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, l’evaporazione naturale delle acque rappresenta una potenziale fonte di energia rinnovabile.
Ricordate il ciclo dell’acqua che ci insegnano alle elementari? L’energia di cui parliamo è parte integrante di quel processo: attraverso l’evaporazione un liquido passa allo stato gassoso, solitamente a seguito di un riscaldamento. Un po’ di dati: lo studio condotto da Ozgur Sahin e i colleghi della Columbia University valuta la quantità di energia che può essere raccolta da questo processo naturale; è stata stimata una fornitura di 2,85 miliardi di megawatt/ora di energia elettrica all’anno ricavabile dall’evaporazione dei laghi e delle altre riserve idriche più grandi di 0,1 chilometri quadrati (esclusi i Grandi Laghi) negli Stati Uniti. Si tratta di una densità di potenza pari a 325 gigawatt paragonabile a quelle eoliche e solari che andrebbe a ridurre di quasi la metà le perdite di acqua per evaporazione.
Ma come sfruttare tecnicamente questa fonte? Per catturare l’energia, i ricercatori hanno pensato a un motore a evaporazione, un dispositivo dotato di una serie di nastri rivestiti di spore batteriche che si attivano ai cambiamenti di umidità, restringendosi ed espandendosi. Il sistema permette di controllare l’umidità aprendo e chiudendo un otturatore e l’energia cinetica delle continue contrazioni dei nastri è trasferita a un generatore elettrico.
Fantascienza o futuro prossimo? Attualmente un tale congegno non è ancora stato realizzato: la progettazione degli scienziati si limita a un piccolo prototipo di motore. Nonostante i risultati poco concreti ottenuti finora, lo studio è servito a dimostrare teoricamente le potenzialità dell’evaporazione naturale. Gli avanzamenti tecnologici futuri potrebbero anche essere in grado di ridurre quasi della metà le perdite di acqua evaporata, favorendo l’implementazione di questi sistemi di raccolta energetica in aree che soffrono di scarsità idrica. Noi crediamo in un futuro migliore e sostenibile, quindi incrociamo le dita e facciamo il tifo per l’applicazione di questa scoperta!