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In tutto il mondo sono una ventina le isole che hanno intrapreso il cammino verso l’autosufficienza energetica con l’obiettivo di diventare 100% green nel giro di pochi anni. E l’Italia non sta a guardare.
Le isole sono un ottimo terreno dove sperimentare l’adozione di soluzioni energetiche sostenibili ed innovative, sia per l’estensione e le dimensioni dell’utenza da servire (che consentono una diffusione più capillare di sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili), sia per la loro collocazione (che permette di sfruttare oltre a quella solare anche l’energia del vento e del mare) sia, infine, per la difficoltà (e la convenienza) di integrarle ad una rete di distribuzione nazionale.
Gli esempi di isole virtuose nel mondo non mancano.
Nel suo ultimo report datato 2016 ed intitolato, appunto, “Isole 100% rinnovabili”, Legambiente ne ha raccolte 20 in tutto il mondo, dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia, dalle Hawaii alla Scozia.
La più virtuosa di tutte è l’isola di El Hierro, in Spagna, primatista mondiale nell’adozione di tecnologie di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili che l’hanno resa totalmente indipendente da fonti inquinanti e costose.
A questa si aggiunge il caso dell’isola di Samso in Danimarca, anch’essa indipendente grazie ad un sistema di turbine eoliche onshore ed offshore.
In Scozia sono ben quattro (Eigg, Orkney Island, Giggha e Muck) le isole 100% green, ma esempi importanti sono anche quelli di isole ben più conosciute come le Hawaii, la Jamaica, Capoverde oppure l’Indonesia.
In particolare quest’ultima è l’arcipelago più vasto al mondo con le sue 17.507 isole, molte delle quali, a causa dell’estrema frammentazione geografica, non hanno nemmeno accesso all’energia elettrica. Qui, l’isola di Sumba, grazie alle energie rinnovabili è riuscita a portare elettricità su quasi la metà del proprio territorio.

Qual è la situazione italiana?

Fino a qualche mese fa i ritardi da parte delle isole minori italiane non connesse alla rete elettrica nazionale nell’adottare sistemi di alimentazione sostenibili erano molto forti, nonostante le potenzialità rilevanti.
A breve, tuttavia, la situazione subirà un profondo miglioramento.
Con il “Decreto per le fonti rinnovabili” pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 18 maggio, le 20 isole minori italiane (Capraia, Giglio, Ponza, Ventotene, Tremiti, Favignana, Levanzo, Marettimo, Pantelleria, Ustica, Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli, Vulcano, Lampedusa, Linosa e Capri) potranno ambire ad aggiungersi alla lista delle isole più virtuose al mondo.
Il decreto, infatti, prevede che il fabbisogno energetico delle isole venga progressivamente coperto da energia pulita.
Gli obiettivi fissati dal decreto sono ambiziosi e si articolano in due diversi step: il primo da raggiungere al 31 dicembre del 2020 ed il secondo entro il 2030.
Nel decreto vengono stabiliti i valori della potenza da installare suddivisi tra solare termico e solare fotovoltaico comprensivi di quelli già installati.
Chi sceglierà di passare all’energia pulita sarà remunerato secondo le tariffe fissate dall’Autorità per l’Energia, che varieranno in base a parametri quali il tipo di impianto, la durata e l’entità degli interventi necessari e l’isola sulla quale questi vengono realizzati.
La remunerazione terrà conto sia della quota di energia prodotta, ma non utilizzata e quindi immessa nel sistema, sia dei combustibili risparmiati in seguito al minor consumo. Si tratta in questo caso di un segnale molto importante, in quanto lega l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili non solo alle abitazioni, ma anche alla mobilità elettrica.
Anche l’installazione di pompe di calore verrà incentivata: in questo caso, però, il contributo verrà riconosciuto in un’unica soluzione pari al 50% della spesa sostenuta e fino ad un massimo di 500 € per capacità fino a 150 litri ed 850 € per capacità superiori a questa soglia.

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