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Proclamata il 30 gennaio del 1996 dall’Assemblea Generale dell’ONU, viene celebrata ogni anno il 17 giugno. Lo scopo è quello di far conoscere  “i buoni comportamenti” per prevenire la desertificazione e preservare le risorse idriche.
Quello della desertificazione non è un fenomeno naturale, ma “il risultato di una pressione antropica”, ovvero dell’azione dell’uomo. Secondo l’Onu, quindi, è urgente cambiare la nostra gestione del suolo e delle risorse idriche mediante l’adozione di pratiche di agricoltura sostenibile e l’adattamento ai mutamenti climatici.
Desertificazione e siccità, infatti, sono all’origine di un degrado del suolo che ha implicazioni dirette sulla vita quotidiana. Dal cibo ai vestiti, fino alla sicurezza delle case e dei territori in cui viviamo, tutto ha a che fare con lo stato di salute del suolo e del nostro ecosistema.
Secondo uno studio dell’UNCCD (United Nation Convention to Combat Desertification) già oggi, a causa della desertificazione, perdiamo 24 miliardi di tonnellate di terra fertile, e 15 miliardi di alberi ogni ora. Ben 1,5 miliardi di persone dipendono per il loro sostentamento da terre a rischio desertificazione.
Come se non bastasse, il fenomeno avanza a ritmi vertiginosi: 6 milioni di ettari di terra si inaridiscono ogni anno rendendo impossibile sia il loro utilizzo che la vita umana.
Tra le cause principali vi sono la deforestazione, la distruzione della biodiversità vegetale per far posto a pascoli e coltivazioni intensive, le monocolture e, ovviamente, l’abbondante uso di sostanze chimiche inquinanti.
Fenomeni collegati al graduale degrado del suolo e alla mancanza sempre più sentita di adeguate risorse idriche sono la povertà e i problemi alimentari che affliggono una fetta sempre più consistente della popolazione umana – soprattutto dell’Africa Subsahariana – costretta ad emigrare in massa verso l’Africa settentrionale e da qui verso l’Europa.

La situazione italiana

Il nostro Paese ha aderito alla UNCCD nel 1997 in veste tra l’altro di paese a rischio desertificazione, varando nel 1999 il Programma di Azione Nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione, il documento che individua le strategie da attuare per combattere il fenomeno.
Il Piano individua quattro principali ambiti d’azione: protezione del suolo, gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione dell’impatto delle attività produttive e riequilibrio del territorio.
Le regioni più a rischio sarebbero, secondo Legambiente, quelle del Sud Italia e le isole (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). La situazione sarda è quella più grave: qui la quota di territorio a rischio desertificazione è, addirittura, del 52% mentre l’11% ne è già stato colpito.
Tuttavia la desertificazione non è un processo irreversibile: riforestazione, transumanza “naturale”, agroecologia (tecniche di coltura sostenibili e compatibili con l’ambiente in cui vengono praticate) e un attento utilizzo dell’acqua sono i rimedi più efficaci.
In altre parole, la soluzione c’è ed è in mano nostra.

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